Un sabato mattina di qualche we fa ero con la mia mamma davanti ad un portone nell’attesa che si palesasse un agente immobiliare.
Era presto, non c’era tanta gente in giro e mentre scrutavamo l’isolato per valutare la zona, ci è caduto lo sguardo su una vecchina che camminava venendoci incontro, mezza zoppa e con i sacchetti della spesa.
Ho guardato mamma per sussurrarle “che tenera” e dopo qualche istante la vecchina si è fermata davanti a noi e ha iniziato a ruota libera a raccontare la sua vita.
“Signorì, io so’ 40 anni che abbit a Milano. So’ di Napoli e teng 87 ann, aggje spusat 3 figlie e aggje pers mio marit 28 anni fa. Aggje fatt a purtinaia per 40 ann e mò faccje a badant a una signora ca ten 107 ann e che mi chiama Ritina mia. Signorì nella vita VU’ AVITA IESS COMBATTIV! Non vi dovete arrendere mai”
Ci ha baciate, ci ha detto che eravamo belle e se ne è andata zoppicando lasciandoci intontite.
Ci siamo chieste poi come mai avesse deciso di fermarsi e di parlare proprio con noi.
E oggi l’ho capito. Ritina si è fermata perché quelle parole mi sarebbero servite: non c’è tempo per essere infelici. Bisogna far passare il dolore e poi combattere e andare a prendersi ciò che si merita e si desidera.
Le spalle sono larghe, stanno diventando quelle di un rugbista. Sono caduta la settima volta, mi sto alzando per l’ottava. Grazie Ritina, JE SO’COMBATTIV!
Prima che cominci l’ottavo viaggio e in attesa di Masterchef ti andrebbe un aperitivo. Con me escluse cadute al cento per cento